

Di Barbara Kornfeld
Domani 7 maggio 2025 il maestro delle celebrazioni liturgiche pronuncerà la fatidica frase in latino: “Extra omnes” – tutti fuori – che indica la fine della condivisione e invita i Cardinali non elettori a uscire dalla Cappella Sistina. Abbiamo fantasticato su cos’accadrà, facilitati da mille ipotesi, alcune bislacche: per questo finora mi sono astenuta dalla stesura di pezzi. Anche questo ha lo scopo di testimonianza ed autoaccusa della condotta che spesso ha la categoria dei Media nel diffondere l’informazione. Anzitutto nel reperimento delle notizie: molti studiano da fonti inaffidabili – in questo caso serie televisive e film su piattaforme streaming – senza poi confrontarle con fonti attendibili e comparare i dati con fatti reali. Poi la ricerca esasperata dello scoop, senza comprendere che il conclave si conforma a riti millenari e pratiche rodate, dove – nella “migliore” delle ipotesi – si “potrebbe fantasticare” il malessere di Pietro Parolin, come hanno poi è stato diffuso a sproposito come fake news. La totale mancanza di etica: alcuni cardinali sono stati letteralmente “assediati”: è il caso del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Matteo Maria Zuppi, le cui affermazioni negli scorsi dieci giorni sono state manipolate e diffuse, nonostante il suo contegno ineccepibile; i giornalisti coinvolti probabilmente ignorano che S.E. Zuppi ha competenze diplomatiche di altissimo livello – ne ha dato prova ed es. quando ha mediato per la liberazione di venti bambini ucraini detenuti dal regime di Putin – è magistrato ed è attivo nelle zone di guerra a tutela del contrasto alla povertà; ora, tenere “a bada” un gruppo di giornalisti che lo insegue, e con tono autocommiserativo, gli ripete “Eccellenza, una parola, una parola, una parola” sarà stato facile, perché senza fermarsi ha sorriso e risposto: “Buongiorno!”. La domanda che avrebbero dovuto porsi è: “Cosa ci sto a fare qui, se so che ogni Cardinale è tenuto al segreto?”. Sono davvero convinti che un Cardinale sia manipolabile? Ho provato tristezza e vergogna al loro posto. Ma S.E. Zuppi in questo periodo è stato bersagliato altre volte – sempre con conseguente manipolazione dell’informazione – le scene, riportate in video da più fonti assumono toni a tratti comici: “S.E. come si sente?”, lui “sto in apnea”; “S.E. è pesante la discussione?” (il tono dei giornalisti è compassionevole, quasi che una riunione tra Cardinali debba essere l’anticamera della gogna), lui “no, molto interessante, sto in apnea per voi”; “Non ci sopporta”; lui “No, perché non dovrei sopportarvi? Il mio papà era giornalista, sto solo in apnea”. Neanche questo li ha fermati. Il giorno stesso un Network televisivo a diffusione nazionale ha titolato che il Cardinale Zuppi “non sopporta i giornalisti”. E lo stesso cardinale paradossalmente, nell’augurare “buon primo maggio”, ha invitato i giornalisti a occuparsi delle tematiche del lavoro: unica dichiarazione che sono riusciti a “strappargli” durante il consueto, comico, assedio.
Ripenso quando a sei anni di età riuscii a comprendere la mia prima notizia del TG: la morte di Charlie Chaplin. Piansi. Decisi che da grande avrei fatto il lavoro di quel signore ma avrei “detto solo fatti che avrebbero fatto sorridere i bambini”: non sapevo che lavoro fosse. Da adulta ho virato sul ruolo di autore-regista, pur effettuando autonomamente le mie interviste. Non ho mai forzato la mano ad alcuno, né ho fatto distinzioni tra classe sociale ed etnia: spesso ho buttato via potenziali “scoop” perché avrebbero potuto ledere l’incolumità della persona che mi stava affidando la testimonianza dei suoi vissuti. Questo non mi rende un eroe: è etica, quella che l’ordine dei giornalisti – che esiste solo in Italia e Turchia – dovrebbe far interiorizzare ai propri iscritti.
A stupire anche l’atteggiamento di qualche vaticanista: perfino presunti “amici di Mons. Zuppi” che dieci giorni fa, dai propri profili social, inneggiavano a un “cambio di passo” indicando quale futuro papa il Cardinale Tagle, per poi tornare a riconoscere la validità dell’operato di Mons. Zuppi (ho dedicato la schermata 2 di immagini all’evoluzione del pensiero di uno di tali soggetti). Com’è possibile? Ho fatto una ricerca analitica confrontando i database esistenti: Mons. Zuppi è uno dei tre unici Cardinali che non ha social, fatto positivo perché tutte le piattaforme social fanno capo a Zuckeberg o a Musk, dunque sotto il controllo statunitense. Donald Trump ha provocato il Vaticano in ogni modo: colore del completo indossato leggermente fuori dalla tonalità ammessa dal protocollo al funerale di papa Francesco, il meme di sé travestito da pontefice, il suggerimento di Dolan quale futuro papa, il meme di sé abbigliato da Jedi di Star Wars circondato da due aquile e due bandiere USA. L’unica risposta che ha ottenuto dalla Santa Sede è stata quella di veder agevolato l’apertura di un dialogo tra lui e Zelensky dopo i fatti avvenuti nello studio ovale mesi fa.
Gli ex parrocchiani di Mons. Zuppi a Trastevere lo descrivono come “uno di loro”, in giro in bicicletta, sempre pronto ad ascoltare e ad aiutare: una volta lo incontrai in quella zona di Roma – in una trattoria alla fine di una lunga giornata di lavoro – non mi avvicinai perché non disturbo la gente mentre cena. A dispetto dei luoghi comuni, il suo pasto era piuttosto frugale, fatto di una pera e un pezzo di formaggio (chiedo venia se nego la sua privacy, lo scrivo per coloro che pensano alle cosiddette “abbuffate” dei prelati). Sul web ho trovato una pagina FB creata da un gruppo di Bologna che lo segue con affetto e goliardia, intitolata “Zuppi fa cose”, per indicarne il dinamismo e l’operosità: non mancano di prenderlo scherzosamente in giro, ma si comprende che sono felici e orgogliosi di averlo a Bologna. La seconda volta che ho incontrato il monsignore è stato quando avrei voluto intervistarlo ad Acerra (NA), gli ho preventivamente mandato le cinque domande sintetiche che però includevano argomenti complessi (ovviamente le ho inviate anche al vescovo locale): ha risposto che difficilmente ci sarebbe stato tempo. L’ho seguito e filmato per tutto il pomeriggio: è stato prodigo di attenzioni per chiunque l’ha intercettato per strada e ha assolto agli impegni in agenda. Tre di quelle risposte le ho ottenute durante la catechesi che ha fatto nel Duomo di Acerra ai fedeli, la quarta domanda gliel’ha posta il vescovo. È andata bene: avere un microfono e una telecamera non deve sviluppare deliri di onnipotenza, è la prima cosa che spieghiamo ai nostri assistenti e stagisti; poi cerchiamo di far loro capire il valore del rispetto, dell’educazione, dell’essere “invisibili” mentre si svolgono gli eventi. Pare proprio che nell’era del digitale e degli influencer siano concetti che si tenta di declinare.
A stupire anche l’atteggiamento di alcuni vaticanisti, anche quelli che vantano accrediti permanenti trentennali: in dieci giorni sono passati dalla presunta esigenza di “un cambio di passo” con la promozione di un papa asiatico (Mons. Tagle, che elogiavano per aver cantato “Imagine” di John Lennon), fantasticherie su presunte cordate all’interno della Cappella Sistina, all’esigenza di un papa italiano.
Una considerazione da persona ignorante in tema di politica internazionale ma che applica il buon senso e la logica: Trump vuole l’accordo con la Cina per fini economici e dominare il mondo (ogni sua esternazione ha fine di lucro perché non manca di dirlo), il capo della cristianità non può essere influenzabile da logiche di potere filocinese. Altro piccolo correttivo: i media parlano spesso di “successore di papa Francesco”, domani il conclave si organizza per eleggere il “successore di Pietro”: i cardinali lo sanno, e sanno che a ispirarli sarà lo Spirito Santo, che invocheranno durante la Santa Messa prima dell’inizio dei lavori.
Le riunioni dei giorni scorsi sono avvenute per conoscersi meglio, ma il Vaticano è organizzato: giunti a Roma, ognuno di loro ha ricevuto un libro – cosiddetto “libro delle facce” – con foto e biografia di tutti gli elegibili. Le riunioni “pre-conclave” servono a conoscersi meglio e a cominciare a fissare gli obiettivi generali in merito alle sfide che la Chiesa e il suo pontefice devono porsi dalla sua elezione in poi: solo così si può individuare l’uomo giusto. Non ho dubbi però che il clima è allegro e scherzoso, è gente colta, intelligente e abituata a stare in mezzo agli atri; scenario molto diverso da quello ipotizzato da molti giornalisti sulla base dei film visti in televisione. L’ha confermato anche il nostro arcivescovo Mons. Bellandi che nell’elogio funebre a papa Francesco ha parlato di un “uomo di misericordia e di gioia”: ottanta dei cardinali presenti al conclave li ha creati lui, sicuramente avranno almeno queste due qualità di base.
Discorso ugualmente opinabile per le organizzazioni laiche che hanno fatto del funerale del papa un’occasione di promozione delle proprie attività estive o dei loro libri in vendita: con tanto di foto in bella mostra di quando il pontefice è andato a far loro visita.
La mia perplessità nasce dallo sconcerto – e le conseguenze pseudo-terrificanti – che l’insieme di questi atteggiamenti “da parte di chi si professa popolo di Dio” provoca in chi non ha punti di riferimento o è agnostico: nella mia esperienza professionale ho capito che “per chi non crede non bastano spiegazioni”, “per chi crede non ne servono”, è una frase che forse ho letto o sentito dire; in virtù di questa consapevolezza nei miei documentari ho un approccio antropologico senza fare “catechismo” (non è compito mio), do spazio a tutti i punti di vista, fatto che induce la gente a porsi domande e magari entrare in chiesa, dove c’è chi sa rispondere meglio di me a quesiti di fede.
In Italia, da battezzati, siamo il popolo che studia meno la propria religione di appartenenza: siamo bravissimi a “parlare di preti pedofili” o di “preti ladri” ma nel Vangelo non esiste tale possibilità, quelli semmai sono pedofili e ladri che si sono “fatti preti” giurando il falso nel prendere i voti. Ma sono comunque uomini come noi, quindi non si può dire che la “chiesa è marcia” perché il marcio esiste ovunque c’è l’uomo: papa Francesco e i suoi predecessori hanno condotto diverse inchieste che hanno prodotto serie conseguenze, quali condanne, arresti e interdizioni dalla possibilità di partecipare al conclave.
L’apice del surreale è avvenuto quando qualche giorno fa è stato chiesto all’intelligenza artificiale l’elenco dei cosiddetti “papabili”: in cima alla lista i tre italiani, il cardinale asiatico, quello tedesco, quello svedese.
Alcuni decani della stampa campana – che alla morte del pontefice avevano dichiarato che non avrebbero partecipato al “totopapa” – hanno probabilmente fatto calcoli di probabilità, schierandosi, “dall’alto delle loro piattaforme social”, a favore di Mons. Zuppi: considerato che è stato spesso in Campania, mentre il Cardinale di Napoli “avrebbe poche chances di spuntarla” essendo di fresca nomina.
Sorvolo su politici e uomini di spettacolo che hanno sfilato sul web con foto di sé con papa Francesco e frasi di circostanza; il giorno dopo hanno postato foto e video che li ritraggono in locali da ballo, in montagna o in spiaggia. I comici italiani hanno dato il peggio di sé, ironizzando in maniera becera: lo hanno fatto quelli che svolgono la propria attività sul web perché per grazia di Dio quelli di rilevanza nazionale hanno avuto un contegno più consono.
Parimenti lascia perplesso l’atteggiamento dei tanti che hanno fotografato i bambini davanti alla bara del pontefice: gli stessi che non li portano al funerale della nonna per non scioccarli. Poi ci permettiamo di argomentare sui religiosi: se Dio non avesse carità saremmo tutti da condannare, anche me che faccio notare le incongruenze.
Un pensiero positivo su un politico insospettabile, fine filosofo campano: il governatore Vincenzo De Luca, in questo momento isolato dal vertice del suo partito ma non per questo meno vitale del solito. Nelle recenti apparizioni pubbliche ha citato il dialogo tra papa Celestino V e il cardinale Benedetto Caetani (futuro papa Bonifacio VIII) quando il primo decise di rinunciare al suo ruolo e tornare a fare l’eremita. La sintesi del dialogo per De Luca è che il Cardinale gli abbia dato del “cristiano Assurdo” ma che c’è bisogno di un papa assurdo per essere buoni cristiani. Ha poi ironizzato sui tanti meme in circolazione, qualcuno generato addirittura da parte di sindaci suoi ex sostenitori, che lo pubblicano sui social travestito da pontefice: ha detto scherzosamente, ma con tono volutamente demenziale, che attualmente “in corsa al soglio petrino ci sarebbero stati lo scellerato che siede alla Casa Bianca e lui”. Concordo con il governatore Campano quando dice “che bisogna smettere di essere generici: si devono fare nomi e cognomi. Lo dice anche a suo rischio e pericolo in caso di errore: la stampa invece è assopita in maniera clientelare e si sveglia quando i fatti sono inconfutabili, ma non è questa la sede.
In conclusione penso che il futuro della Madre Chiesa sia in buone mani, nonostante lo scenario di apostasia mondiale: papa Francesco ha delocalizzato il suo raggio d’azione nel creare ottanta nuovi Cardinali sparsi in ogni angolo del pianeta, promosso quattro Encicliche, due Giubilei, sette esortazioni apostoliche, due bolle pontificie, otto lettere apostoliche, un Podcast, presenza in mezzo al suo gregge fino all’ultimo respiro; i suoi due predecessori avviato una vera e propria rivoluzione; alcuno intende negare la dottrina e il Vangelo; la Chiesa guarda a sé stessa e alle sfide del mondo che cambia: semmai siamo noi che dovremmo osservarla con occhi diversi e mente più aperta, e soprattutto cogliere il nocciolo dell’eredità che ci ha lasciato papa Francesco: “non temere di andare controcorrente, quando si fa del bene”.