
Di Barbara Kornfeld
La diocesi di Teggiano-Policastro è Pellegrina di Speranza nei luoghi che segnano il culmine del percorso giubilare voluto da papa Francesco: un cammino che assume maggior significato ora che è tornato alla Casa del Padre dopo una lunga sofferenza che lo ha visto fragile e conforme a Cristo sulla croce, ma sempre in mezzo alla gente a testimoniare che l’uomo non è un’isola, ciascuno di noi ha bisogno degli altri. Monsignor Antonio De Luca nel formulare gli auguri per la Santa Pasqua aveva espresso parole di conforto per chi è solo, chi è in difficoltà, per i tanti giovani della sua comunità costretti a lasciare la propria terra per cercare occupazione lontano da casa: non un conforto vuoto e superficiale, un’esortazione gioiosa e consapevole che l’accettazione fiduciosa della propria condizione, la speranza che le proprie sorti non sono affidate al fato ma sono nelle mani amorevoli di Dio e che la sua volontà è imperscrutabile ma amorevole per tutte le sue creature. Del resto, speranza è seme di certezza, indipendentemente dal tempo necessario alla sua realizzazione.
Dal comprensorio del Vallo di Diano e Golfo di Policastro sono stati organizzati pullman e altri mezzi che hanno convogliato nei luoghi di culto romano circa duemilacinquecento pellegrini, dei quali un quinto giovani, ed i relativi parroci che hanno partecipato entusiasti a tutte le fasi del cammino giubilare petrino: la Santa Messa, celebrata da Mons. De Luca nella Basilica di San Pietro, la Porta Santa. Le parole di Mons. De Luca hanno toccato cuore, anima e cervello della sua gente e dei tanti altri fedeli presenti in basilica nel momento della celebrazione: ha reso omaggio al successore di Pietro, Franciscus, ricordando che ha svelato “il lato materno della Chiesa”; ha precisato che quella non è stata una gita turistica ma un evento di fede che li ha rafforzati e cambiati, come dovrebbe essere in qualsiasi contesto di conversione, dunque il ritorno nelle proprie comunità è fatto di una fede più salda. Chiaramente non ha mancato di portare ai piedi dell’altare pietrino il grido disperato del suo territorio per lo spopolamento dovuto alla mancanza di lavoro: nella certezza che alcuno si salva da solo e soprattutto l’unica speranza è di risorgere nelle braccia di Cristo.