Nella notte di sabato 11 Marzo, come ben sappiamo, è arrivato un altro annuncio, da parte del Presidente del Governo Giuseppe Conte, a sottolineare come, purtroppo, il nostro paese stenta a rialzarsi da questa crisi pandemica. Viene, infatti, annunciata un’ulteriore limitazione alle attività produttive su tutto il territorio nazionale con la finalità di limitare ancora di più la diffusione del contagio e pertanto <<il motore dell’Italia rallenta, ma non si ferma>> – queste le parole del Premier – il Governo decide la strategia produttiva del paese più adatta all’attuale scenario con l’intenzione, chiara, di limitare il contagio, intaccando il meno possibile l’economia e soprattutto la vita delle famiglie, andando a garantire quei servizi essenziali che non possono essere arrestati. Dall’elenco analitico delle attività consentite, diramato invece ieri sera, si evince che sono sospese tutte le attività relative al commercio al dettaglio, mentre ad esempio, restano operativi i servizi di vigilanza, anche privati. Pertanto, entrando in quelle che sono le logiche di Governo, sono consentite le attività essenziali non solo alla vita quotidiana, come ad esempio supermercati, farmacie e produttori di presidi sanitari e complementari come i trasporti, ma anche quelle attività che, altrimenti chiuse, andrebbero ad incidere drasticamente sulle abitudini di vita, come ad esempio tabaccai e organi di informazione. Altrettanto chiara, è l’intenzione di recepire e accompagnare il cambio nella scelta dei beni di consumo da parte degli italiani, che tenderanno sempre di più ad acquistare prodotti alimentari a lunga conservazione quali ad esempio zucchero, farina, pasta, pelati, pesce in scatola, che durante le “economie di sopravvivenza o di guerra” trovano un più ottimale utilizzo, così come promuovere i servizi di consegna a domicilio, utili a limitare gli spostamenti e gli assembramenti delle persone. Siamo, infatti, di fronte ad una crisi non solo sanitaria ed economica, ma anche psicologica, dove ciascuno è messo a dura prova non potendo più condurre uno stile di vita “normale”. L’Italia, e con essa l’intero sistema produttivo nazionale, è chiamata a resistere e a trovare soluzioni funzionali alla situazione in atto, come le numerose aziende e processi produttivi riconvertiti per produrre beni ritenuti, oggi più che mai, essenziali.
E da questa considerazione è nata la chiamata all’azione del Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e il Ministro dell’Università e Ricerca Gaetano Manfredi, insieme a Invitalia. Si chiama Innova Italia ed è l’invito rivolto ad aziende, università, enti e centri di ricerca pubblici e privati, associazioni, cooperative, consorzi, fondazioni e istituti per approntare soluzioni ai tempi del Covid-19 in tre ambiti:
- reperimento, innovazione o riconversione industriale per garantire la disponibilità di dispositivi di protezione individuale, e produzione di sistemi per il trattamento delle sindromi respiratorie;
- reperimento di kit o tecnologie innovative che facilitino la diagnosi del Covid-19;
- tecnologie e strumenti che, nel rispetto della normativa vigente, consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo dei contagi.
Sono chiamati, dunque, all’azione gli enti che già operano nei settori di riferimento o che possano sfruttare la propria capacità produttiva per una rapida, purché rispettosa degli standard, riconversione industriale. Tutte le entità giuridiche interessate alla partecipazione, troveranno il form dedicato da oggi, 23 marzo, sul sito innovazione.gov.it.
Va ricordato che le proposte devono essere ragionevolmente attuabili nel breve periodo e che avranno la priorità assoluta le soluzioni capaci di fare la differenza in un momento di estrema urgenza.
Dott. Lamberti Giuseppe