IncontrArti a Teggiano a febbraio con la Principessa Costanza

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Di Barbara Kornfeld

Domenica 23 febbraio 2025 l’incantevole borgo di Teggiano (SA) torna a splendere dei suoi fasti quattrocenteschi con la premiazione di un’iniziativa che ha appassionato turisti e residenti. L’evento si svolge presso il Convento della Santissima Pietà a partire dalle 11:00 del mattino, nell’aula consiliare Senatore Innamorato. Quaranta le opere originali valutate da una giuria scelta, fatta di professionisti di respiro nazionale e locale: Alessandra Barone, giornalista del TG1; Angelo Raffaele Marmo, co-direttore del Quotidiano Nazionale; Eduardo Scotti, giornalista del quotidiano La Repubblica; Massimo Pica, fotografo campano; Biagio Matera, presidente pro-loco Teggiano. L’obiettivo al quale si lavora da tempo è destagionalizzare l’afflusso turistico: la premiazione è uno dei tanti passi verso la meta.

L’avv. Biagio Matera, infaticabile presidente della pro-loco, ha reso noto che l’allestimento del concorso è avvenuto in tempi ristretti; dunque, c’è stato poco tempo per pubblicizzarne l’esistenza, nonostante ciò, ha ottenuto “proposte qualificate ed autorevoli” pertanto è soddisfatto sia per la quantità di opere partecipanti che per la qualità delle proposte, e “i giurati hanno avuto difficoltà a individuare le opere migliori”. Esprime gratitudine alla sensibilità della Fondazione Banco di Napoli che ha sostenuto l’idea e la sua implementazione perché – dico io – pur essendo un concorso multimediale, i premi sono reali: cinquecento euro al primo classificato di ogni categoria. Matera sostiene che hanno “voluto questo concorso perché, giovani e meno giovani, possano far rivivere anche in un momento successivo alla manifestazione…lo spirito di Alla Tavola della Principessa Costanza”. Pertanto, domenica 23 febbraio ’25 gli ospiti saranno accolti dai musici, i tamburini, Principe, Principessa, una rappresentanza nutrita in costume della manifestazione agostana: ciascuna opera illustrata e valorizzata; dunque proclamati i vincitori delle tre categorie. Non si tratta di un evento prolisso e lo si intende dal regolamento, al passo con i tempi: soprattutto in riferimento alla durata delle proposte ammissibili.

Uno scorcio dei contenuti inviati dai partecipanti che la pro-loco teggianese sta pubblicando sui social l’ho riportato in grafica: il concorso è suddiviso in tre sezioni. “IncontrArti a Teggiano” ha imposto ai partecipanti la presenza all’evento di agosto per almeno una delle tre serate, per poter narrare le proprie impressioni ed emozioni, scegliendo tra tre possibili opzioni: uno scatto fotografico, una clip video, un saggio giornalistico. Chiaramente a clip video e articolo giornalistico sono state poste restrizioni di durata perché destinate alla divulgazione sul web. Ciascun partecipante ha potuto scegliere di candidarsi con un elaborato a una sola delle categorie, a pena di esclusione: – a meno che non si tratti di casi di omonimia – risultano un paio di prodotti che concorrono in due categorie, probabilmente i partecipanti amano a tal punto il proprio paese che hanno deciso di limitarsi a condividere le proprie emozioni a dispetto del concorso. In questo caso il regolamento sarebbe rispettato perché li escluderebbe dai premi ma non dalla vetrina mediatica.

Il riscontro è avvenuto da turisti, residenti del comprensorio, professionisti dell’informazione. Ognuno a suo modo ha raccontato “Alla Tavola della Principessa Costanza”. E dunque, per chi ancora non la conoscesse: pochi, soprattutto all’estero, è doveroso ed arduo accennare. Non è una semplice rievocazione storica come se ne allestiscono tante. È una delle più qualificate e ben organizzate in Italia: riferibile alle nozze di Costanza da Montefeltro – figlia di Federico, duca di Urbino – con il Principe di Salerno e Signore di Diano Antonello Sanseverino, nel 1480. I figuranti indossano abiti che riprendono fedelmente la foggia dell’epoca, frutto di studi presso gli Enti che conservano i testi inerenti a Salerno. Le sete sono quelle di San Leucio. Ogni angolo del borgo è decorato, a partire dai terrazzi, passando dai locali terranei che diventano taverne che ospitano botteghe di arti antiche, vinai, ebanisti, erboristi, ceramisti. Sindaco e Vescovo supportano in pieno l’evento: il sindaco sfila in costume d’epoca; il Vescovo lascia visitare gratuitamente il Museo diocesano ed aperte le oltre venti chiese monumentali del sito. Il clima è festaiolo, la gente accorre da varie regioni: Basilicata, Puglia, Calabria, Lazio. I teggianesi emigrati e quelli residenti in altre regioni sono di nuovo a casa. Il clima varia dal caldo pomeridiano al fresco della sera. Il corteo parte dal Castello dei Macchiaroli che domina la vallata – che un tempo fu “il Diano” – con sbandieratori che giungono da Cava dei Tirreni, il gruppo femminile delle “tamburine dello Stato di Diano”, i rappresentanti di tutti i paesi del Vallo di Diano, i notabili, i principi, il popolo. I principi e i nobili attraversano il corso principale di Teggiano, sotto l’obelisco dell’amato protettore San Cono, costeggiando il Campanile del Duomo, e giungono al Seggio, toponomasticamente all’incrocio tra il Cardo e Decumano, anticamente sede del Consiglio Comunale: qui è allestito un banchetto. Lo schema rappresentativo non rende la suggestione dei passaggi, anche perché lungo il percorso sono vari gli intrattenitori che offrono spettacoli alla folla. Tutto è svolto con ordine e precisione. Il Seggio è uno dei meglio conservati al mondo.

La Kermesse non si limita a questo suggestivo corteo, percorso in ambo le direzioni del corso: i figuranti attraversano tutto il borgo, allestito con taverne di tutti i mestieri e con le botteghe gastronomiche. Gli spettatori sono coinvolti in pieno nella festa perché le transenne sono disposte solo lungo il corso, dove c’è l’esigenza coreografica a tenere ordine, altrove la gente è libera di circolare e intrattenersi con i figuranti, principi compresi.

Non posso però svelare tutte le fasi della manifestazione, anche perché sono tante e sarebbe riduttivo: bisogna partecipare per sperimentare un evento unico in tutto il sud Italia. Ma a Teggiano è bello passeggiare anche d’inverno, quando si può ammirare arte e cultura in totale tranquillità. Ricordo ancora quando una domenica di un decennio fa accompagnai mio zio e un gruppo di suoi colleghi magistrati senesi a visitare il borgo: erano stupefatti per la bellezza, il decoro, la pulizia, lo stato di conservazione, la cordialità degli esercenti commerciali. Mio zio è originario del Cilento, espresse con un moto di orgoglio quanto questo gioiello del Sud non avesse nulla da invidiare alle loro cittadine toscane. Mostrai loro dal mio laptop le immagini della festa di agosto, soprattutto il dettaglio dei costumi, il silenzio durante il corteo, l’interpretazione dei figuranti. Questo per rappresentare uno degli esempi più sofisticati di “passaparola” che negli anni ha reso sempre più conosciuta la kermesse: normalmente i turisti lo fanno con i propri smartphone, postando sul web le proprie emozioni, ed è un crescendo.

Altro elemento favorevole della festa di agosto è l’attenzione posta a inclusività e logistica della sicurezza: l’ho sperimentato personalmente. Seguo l’evento da anni: con una defezione dovuta a un’improvvisa chirurgia cranica. Quando la mia equipe medica ha accordato il permesso di riprendere attivamente a partecipare a servizi di troupe, ho scelto due eventi particolarmente significativi, uno spirituale e questo antropologico: entrambe ardui per la durata ma – nel caso di Teggiano – non avevo dubbi sulla perfetta organizzazione logistica. I portatori di handicap hanno un valido sostegno nelle istituzioni e nella pro-loco. Nel mio caso: tumori al cervello, l’handicap non si vede, il rischio – ovunque in estate – è che il caldo faccia aumentare la temperatura cranica e provocare svenimenti. Ho ritenuto opportuno avvisare anche il comandante della Polizia Municipale, Antonio Di Zeo – che ha accordato il suo gentile supporto – e la Protezione Civile Comunale, che mi ha inondata di attenzioni, soprattutto da parte di Vincenzo, molto noto in paese. Sono grata a tutti loro perché mi hanno fatto essere orgogliosa di “ingranaggi ben congegnati”: si badi bene, non erano attenzioni “riservate a me in quanto io”, ero una qualunque, la logistica dell’inclusività, della sicurezza e dello stare bene durante gli eventi a Teggiano è garantita. Tant’è che nel pomeriggio mi si è affiancato un medico che mi ha porto con garbo e riservatezza del ghiaccio secco: aveva notato che ero affaticata, abbiamo dialogato qualche istante per chiarire il problema, dieci minuti dopo ero pronta a riprendere il mio lavoro. E la voglia di fare lì nasce spontanea perché c’è tanto e fatto bene, fedelmente.

La differenza maggiore con altri luoghi però è nella volontà dei residenti: in pochi altri luoghi italiani ho notato un’abnegazione tale da parte della gente del posto, forse a Gubbio, Guardia Sanframondi e Catania.

In un trentennio l’evento è cresciuto con loro: recentemente, ad esempio lo spettacolare “assalto al Castello” è recitato dagli stessi figuranti, fatto che ha aggiunto spessore alla rappresentazione che conclude ogni serata dell’evento tra fuochi pirotecnici e colpi di cannone. I giovani hanno inventato nuove forme di intrattenimento, alla portata dei loro coetanei, che aggiungono attrattiva e freschezza alla kermesse.

Non è quindi solo la bellezza del borgo, solo il cibo, solo l’intrattenimento, solo la rievocazione fedele dei fatti, è l’ingegno, l’amore e il coinvolgimento del popolo che fa la differenza. Questo fiume d’amore coinvolge e travolge: evviva Costanza, evviva Teggiano e il suo popolo.

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