Nasce l’olio EVO del Parco archeologico di Velia, da olivi millenari

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Di Barbara Kornfeld

La fine di ottobre ha segnato una singolarissima modalità di inaugurare Ognissanti per alcuni residenti del comune di Velia: è stato infatti per la prima volta raccolto il frutto degli ulivi millenari siti all’interno del Parco archeologico per ricavare olio Evo di alta qualità.

Se gli antenati di questi cittadini del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni avessero letto una notizia del genere su un quotidiano locale, avrebbero riso e storto il naso: all’epoca le stagioni non risentivano del cambiamento climatico e l’olio migliore era quello prodotto ad alta altitudine: oggi però la percentuale di acido oleico all’interno delle olive è apprezzabile ovunque e l’unica vera minaccia per il prezioso frutto è la “mosca oliaria”.

La direzione dei Parchi archeologici di Paestum e Velia fa sapere – attraverso i canali social – che “L’abbondanza del raccolto segna l’inizio di un percorso ambizioso per la creazione di un olio di oliva esclusivo, che sarà presentato ufficialmente nelle prossime settimane durante un evento dedicato”.

In questi giorni, dunque, si è svolta la raccolta e al momento il prezioso prodotto è in fase di molitura, in attesa del futuro, auspicato marchio IGP.

Il sito archeologico si distingue per la grande attenzione alla biodiversità, uno tra i tanti esempi è rappresentato dal coinvolgimento attivo di turisti e residenti – in particolare giovani e studenti – in iniziative comprese nel costo del biglietto: come quella svoltasi a metà ottobre, quando (con il pretesto di raccogliere e degustare assieme i frutti del melograno), si è svolto un evento di spessore culturale ad alta sostenibilità.

È stata un’occasione per evidenziare il legame tra natura, biodiversità e facilità di trasmissione dei concetti storico-scientifici. Ed è così che tra una spremuta, una fetta di torta – tutte rigorosamente a base del prezioso frutto – i fortunati partecipanti hanno vissuto una sorta di rituale contemporaneo, come lo hanno definito gli organizzatori, ed hanno interiorizzato che il melograno è simbolo di fertilità, rigenerazione e abbondanza dalla notte dei tempi, ovvero da quando i greci lo associavano alle raffigurazioni della loro dea Hera.

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