Per il ciclo dei workshop targati Legambiente all’interno del Progetto CuriAmo, ViviAmo, PartecipiAmo il Sarno ‘’Racconti di esperienze, approcci e strumenti” si è svolto il meeting Le comunità dei fiumi: dal Sacco al Sarno. Un incontro che ha messo in luce i problemi ‘purtroppo’ simili tra i due fiumi.
Gli sversamenti illegali nei fiumi sono un problema non solo per i fiumi campani, tra cui c’è anche il Fiume Sarno come visto in questo periodo, ma anche di molti fiumi italiani. Tra questi c’è anche Fiume Sacco nel Lazio, un contratto di fiume che ha carattere nazionale.
Rita Ambrosino di Legambiente Anagni insieme ad Elisa Guerriero – Assessore nel Comune di Ceprano (Frosinone) ed ingegnere ambientale, hanno spiegato come mettere in atto il contratto di fiume è stato qualcosa di difficile. Qualcosa che necessita di tanto volontariato, vista la lacuna legislativa, e lavoro per portare avanti un lavoro che necessita di essere portato avanti per la salvaguardia del territorio.
Il Fiume Sacco è un fiume che come tanti fiumi, subisce tanto inquinamento. Tanti sversamenti che hanno portato a numerosi problemi. Non solo ha inquinato le acque, ma a seguito delle esondazioni, i materiali chimici rilasciati dalle numerose aziende nel fiume, hanno contaminato i numerosi terreni agricoli nelle vicinanze. Una contaminazione che oltre alle acque, sì prolunga anche con la presenza di numerose polveri sottili. Una situazione che ha portato il Fiume Sacco alla ribalta delle cronache.
Numerose associazioni, tra cui Legambiente, e la partecipazione di numerosi comuni del territorio laziale hanno messo in atto il processo per la cura del Fiume Sacco. Il comune capofila delle istanze e del Contratto del Fiume Sacco è stato il Comune di Ceprano che ha portato avanti il progetto, e ogni azione annessa, per salvaguardare un fiume che coinvolge numerosi comuni del territorio laziale e siti di interesse nazionale.
Contratti del Fiume Sacco, che risulta essere il progetto vincitore della Regione Lazio. Un progetto che attraverso un’indagine conoscitiva porterà ad avere un’analisi dei 90 km del Fiume Sacco. Ha l’obiettivo la scansione attraverso termocamere di tutta l’asta pluviale per individuare tutti gli scarichi che ad oggi non sono conosciuti. Si vuole migliorare le acque non solo su dati già conosciuti, ma bisogna andare alla ricerca di tutti quegli elementi delle criticità che pesano sul fiume. Una redazione di un database geo-referenziato di tutte le informazioni di attività presenti e gli elementi che interessano il bacino.
Grazie alle associazioni e volontari, tutto il lavoro che sino a questo momento è stato svolto è stato pubblicato sul sito www.contrattodifiumesacco.it. L’attività dei volontari vuole portare la popolazione a riscoprire il Fiume Sacco non solo per la sua presenza, ma anche per le sue criticità. Quindi attori locali e sovralocali sono chiamati a cambiare il modus operandi, portando tutti a rivivere un fiume Sacco come una volta e non come un fiume legato a tristi episodi.
Come detto l’inquinamento non riguarda solo il Fiume Sacco, ma anche il Fiume Sarno. Giorgio Zampetti, direttore nazionale Legambiente, ha spiegato come il tema dell’inquinamento è qualcosa di importante contro cui combattere. Un qualcosa che sfugge ai monitoraggi, all’osservazione costante, ma che causa numerosi problemi alle nostre acque. Un problema spesso vissuto dalle sole comunità locali e non a livello nazionale. Un problema che causa problemi alle attività agricole, ma anche ad aziende nuove che subiscono i comportamenti sbagliati del passato. I diversi scarichi industriali, rappresentano situazioni di inquinamento davvero pericolose e spesso non tenute sotto controllo, portando quindi a problemi pesanti ai corsi fluviali e non solo. Qualcosa che avviene nel fiume Sacco, ma anche nel Fiume Sarno. I contratti di Fiume, come avvenuto per il Fiume Sacco possono essere strumenti utili a salvaguardare il territorio.
Laura Saija (Ricercatrice DICAR – Università degli Studi di Catania, caso del contratto di fiume Simeto), ha spiegato come anche nella bella Sicilia i problemi legati all’inquinamento dei fiumi non è da meno. Grazie a tanta creatività, vista l’assenza dei contratti di fiume, sono state diverse le attività che hanno portato e stanno assicurando la difesa di questo fiume. L’attività della comunità sinetina, grazie all’intreccio di altri interessi, e combinando aspetti della protesta con momenti di felicità ha portato all’interesse verso qualcosa che sembrava quasi invisibile.
Antonio Crescenzo, Presidente del Parco del fiume Sarno), partner del Progetto CuriAmo, ViviAmo, PartecipiAmo il Sarno sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD avente come capofila Legambiente – con ADIM Srl tra i partner – ha spiegato il lavoro che svolge insieme a tutte le altre associazioni e partner il lavoro per il fiume campano. L’attenzione di Crescenzo è quello di far sentire il corso d’acqua come un qualcosa di così naturale e proprio per aumentare l’attenzione e salvaguardia di un fiume, che sia Sacco o Sarno. Un contratto di Fiume, può essere una soluzione per far sì che i tratti fluviali possano avere la giusta attenzione. Attraverso la partecipazione al bando della Regione Campania, si punta alla salvaguardia un fiume e territorio martoriato dall’inquinamento.
Il lavoro che porta avanti il Parco del fiume Sarno è quello che un problema così difficile venga posto e portato avanti con la giusta conoscenza, ma anche con tutti gli strumenti necessari per affrontare queste cose così difficili. L’obiettivo dell’ente parco è quello di denunciare, ma anche quella di promuovere il territorio. Quest’ultima azione però, nonostante la ricchezza e bellezza del territorio, non può essere portata avanti a causa di un inquinamento, problema pesante che blocca quasi ogni azione di promozione.
Il contratto di fiume che insieme agli enti di settore che possono quindi essere una soluzione per la salvaguardia di questi tratti fluviali. Giancarlo Gusmaroli, direttore tecnico del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, ha spiegato come questo strumento possa essere utile a spingere e richiamare l’attenzione su casi come quelli del Fiume Sacco e Sarno. Sono troppe le attività contro i corsi fluviali e che contrastano il loro sviluppo. Solo portare raccogliere e richiamare l’attenzione su tutti i corsi fluviali, anche attraverso i contratti fluviali può portare a bloccare le attività sbagliate, sviluppare nuove idee e promuovere territorio importanti.
Mettere in evidenza il contratto di fiume, precisamente il suo carattere pedagogico, permette ad una comunità di crescere, diventando una comunità di Fiume. Situazione che porta a capire quanto sia importante questo elemento, per la riqualificazione di un fiume. Spesso però si pensa che la riqualificazione passi per la qualità delle acque. Solo se queste sono buone o meno. Come spiega Giancarlo Gusmaroli, la leva pedagogica deve far capire che ‘’si va al fiume anche quando il fiume e le acque di quest’ultimo non è bello, è ferito e sta male’’.
Si tratta di una metodologia che porta a far capire quanto sia importante quel tratto fluviale alla comunità che non deve perdere le attività prima di avviare una fase di riqualificazione delle acque e del territorio. Anche davanti al degrado, dev’essere importante seminare la volontà di voler cambiare passo. “Il contratto di fiume è un enzima, che partendo dai vari settori, inizia a portare il cambiamento. Se il contratto porta al tavolo persone per il cambiamento, l’importante è che non implementi società già presenti, ma apra a nuove suggestioni. Questo in Italia è riconosciuto dalla normativa nazionale: i contratti di fiume. A livelli nazionali, regionali e comunità possono portare a migliorare la natura evitando rischi e portando a numerosi vantaggi”, così ha concluso Gusmaroli.