Ecco cosa avviene quando le leggi dello Stato e le ordinanze regionali creano confusione nei cittadini.
Fermo restando un’armonizzazione delle stesse, porrei l’attenzione sugli effetti perversi che le politiche di welfare pubblico creano nell’apparato amministrativo, gestionale e di cassa.
È bastata una semplice protesta da parte di alcuni operatori economici subito dopo la pubblicazione dell’avviso indennità regionale alle micro imprese, per far sì che l’Autorità regionale ha emanato dei chiarimenti (faq) nel quale si voleva dettagliare che nessun codice ateco è escluso.
Si è finito invece per escludere quasi tutti i codici ateco.
Perché potranno accedere alle indennità solo le microimprese che sono stata sospese per effetto DPCM del 11 e 26 marzo, oltre a quelle in più previste dalle ordinanze regionali.
Dunque la platea si restringe ancor di più.
Ma la cosa più assurda è che non solo si moltiplicano errori e successivi controlli post, si finisce per non offrire welfare meritocratico.
Bastava ad esempio offrire “soli” 1000 euro alle micro imprese che possono lavorare dal 11 marzo e 2000 euro a quelle che sono state inserite negli allegati del Dpcm del 26 marzo, che in sostanza non hanno lavorato un mese circa.
La tracciabilità documentale, e i contenuti così come la certificazione dei contributi dovranno essere l’ordinarietà…anche per evitare che gli stessi soggetti usufruiscano di welfare pubblico a più livelli e altri “ingiustamente” esclusi.
Soprattutto nei prossimi mesi, in una logica di investimenti selettivi e intelligenti, urgono strumenti tecnologici per evitare sovrapposizioni di norme, certificati, investimenti errati o addirittura danni:
Dal volere aumentare platea di destinatari si è passati a ridurli con un semplice “chiarimento”.
Urge soprattutto una Autority che certifichi questi processi e intervenga a supporto di politiche di welfare sempre più richieste ma di difficile attuazione e definizione.
E nella logica del merito, oltre che sull’ effettivo bisogno, bisogna puntare a meccanismi selettivi dove chi viene “indennizzato” per mesi -impresa o lavoratore- poi attui dovuti meccanismi di trasformazione digitale: per l’impresa investimenti in nuove tecnologie utili in periodi come questi e il lavoratore magari riqualificando le proprie competenze digitali.
Competenze utili anche in una futura e probabile ricollocazione lavorativa.
Per sintetizzare, dunque, una sola parola chiave: tracciabilità!
Dott. Giampiero Zito